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Rubrica: “Cose vecchie che diventano nuove” | Una storia diversa per Arlecchino!

Anche quest’anno (nonostante tutto) è arrivato carnevale e ogni scherzo vale. Siamo proprio sicuri di conoscere davvero la storia di Arlecchino? Ecco cosa ho scoperto!

 

Chi l’ha detto che “nuovo” debba per forza essere un’invenzione? E se invece bastasse solo un modo diverso di  guardare?

Marzo 2022

Carri allegorici, maschere elaborate o inventate,  dolci fritti, coriandoli e stelle filanti colorano strade e città. Nel mio quartiere la festa tradizionale è ancora sospesa, ma i bambini e le bambine con i loro travestimenti  fantasiosi riescono a restituire comunque un’idea di festa e allegria.

Mentre li guardavo giocare a rincorrersi brandendo la temibile bomboletta di schiuma, mi sono accorta che accanto ai vestiti da super eroi e magiche eroine resta onnipresente il costume di Arlecchino (anche se non escludo lo zampino di genitori miei coetanei!).

La storia di questa maschera la conosciamo tutti: Arlecchino era un bambino della provincia di Bergamo, tanto povero da non avere un vestito per la festa di Carnevale. Per sua fortuna però tutti gli volevano un gran bene, perciò ogni bambino e bambina del paese gli regalò un pezzetto di stoffa del proprio vestito, la sua mamma li cucì insieme e diede origine a quello che viene definito “il costume dell’amicizia”. Quando va in scena nella commedia dell’arte è quello che ne combina di tutti i colori, inventa imbrogli e burle a spese dei suoi padroni avidi e taccagni ma non gliene va bene una, e forse proprio per questo risulta un gran simpaticone.

Bene, se siete affezionati al fanciullesco racconto delle elementari e a questa classica rappresentazione, smettete di leggere ORA: di seguito vi racconto le cose incredibili che ho scoperto sul vecchio caro  Arlecchino.

Dobbiamo partire dalla Caccia Selvaggia, tema mitologico pagano originario del nord Europa ma che si ritrova un po’ ovunque nel continente, Italia compresa, con infinite variazioni locali.

La struttura narrativa della leggenda però è sempre la stessa: durante il periodo oscuro dell’anno (l’inverno) una furiosa banda di esseri sovrannaturali impegnata in una furibonda battuta di caccia, imperversa nottetempo in cielo e in terra.

A seconda delle versioni il drappello è composto da animali, creature mostruose o demoni di ogni sorta capitanato molto spesso da una forza ctonia, cioè una divinità femminile legata al culto della terra e dei sotterranei. Nella mitologia norrena la comandante in capo è Hel, figlia di Odino e dea della morte, che valorosamente conduce le sue schiere di donne combattenti dette Hellequin (ecco che già arriva l’assonanza..) le quali, secondo alcune versioni della leggenda, per celebrare le vittorie sul campo usano vestirsi con i brandelli degli abiti dei nemici uccisi (e qui direi che siamo decisamente fuor di metafora).

Nella cultura francese Hel diventa un uomo (!), il re Herla, ma la radice del nome è di origini germaniche, Hölle König  (re dell’inferno) poi traslato in Helleking. Questa interpretazione “infernale” del nome è di chiara matrice cristiana, in virtù della quale la stessa caccia selvaggia si trasforma in una sciamante schiera di anime dannate.

A rincarare la dose delle coincidenze, ricordiamo il demone dantesco Alichino, che appare nell’Inferno come membro dei Malebranche, un gruppo di diavoli incaricati di ghermire i dannati della bolgia dei barattieri che escono dalla pece bollente

Tornando a noi, pare quindi che il nostro Arlecchino nasca come figura ibrida dalla contaminazione di due tradizioni: quella dello Zanni bergamasco e quella dei personaggi diabolico-farseschi della tradizione popolare d’oltralpe. La rappresentazione di demoni sulle scene ha sempre risposto all’innato bisogno di liberarsi dalle paure indotte dal soprannaturale, presenti nell’immaginario collettivo anche dopo l’ascesa del Cristianesimo. D’altronde il folklore popolare è costellato di riti in cui l’osceno, il riso e la danza si prestano come strumenti per esorcizzare la morte.

Ma questa è un’altra storia.

Arrivederci ad Aprile con una nuova storia… R.F.

Se non lo avete letto, qui potete trovare la storia di Gennaio

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