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Lettere 2.0: “Con le paratie d’acciaio bloccate le porte del Teatro Rossi Aperto”

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Riceviamo lo sfogo dall’Assemblea Costituente del Teatro Rossi Aperto

 

“Pisa. Anno Pandemico 2021. In una mattina fredda e anonima di gennaio il teatro Ernesto Rossi, chicca barocca rimasta abbandonata per decenni, è chiuso. Da quasi un anno tutti i teatri, in Italia, sono chiusi, ma questo caso è diverso. Dopo 60 anni di abbandono, infatti, il teatro era stato riaperto grazie all’impegno indefesso di un gruppo di persone quanto mai diverse fra loro, e a settembre 2012 era diventato il Teatro Rossi Aperto, il TRA.

Per otto anni, tre mesi e venti giorni il TRA ha ospitato spettacoli, concerti, mostre, presentazioni di libri, performance artistiche, eventi di beneficenza, laboratori, proiezioni e perfino quattro edizioni di un festival internazionale di cortometraggi.

Per otto anni il TRA ha tenuto aperti molteplici tavoli istituzionali un po’ con tutti gli enti che per qualche motivo c’entravano qualcosa: il Comune, perché siamo a Pisa; il Demanio, perché il bene è dello Stato; la Soprintendenza, perché è un bene vincolato ed è l’ente che ha svolto i lavori; la Regione, l’unica con le capacità finanziarie per mettere in cantiere un progetto di recupero funzionale e perché l’allora presidente Enrico Rossi un po’ ci aveva creduto.

In otto anni abbiamo visto avvicendarsi molte persone in molti posti-chiave, e la trattativa è andata avanti faticosamente. La trattativa con la Regione, unica strada promettente, è giunta al capolinea la scorsa estate quando la stessa giunta non ha ritenuto sostenibile un progetto, faraonico e irricevibile, che non valorizzava nemmeno l’esperienza in essere e non rispondeva al primo bisogno espresso in questi anni: la messa in agibilità per un recupero funzionale dello spazio. Si è spenta così la possibilità che il teatro passasse alla Regione, che intanto chiudeva il suo mandato in piena pandemia. Insomma, una tempesta perfetta. E così, come in un gioco dell’oca, dopo otto anni torniamo alla casella di partenza. L’assemblea di gestione si ripensa come assemblea costituente e proviamo a ripartire, tra una zona rossa e l’altra.

Gennaio 2021. Non sappiamo perché il Demanio abbia chiuso il Rossi. I vicini, allarmati, ci chiamano. Arriviamo: una squadra di operai sta mettendo delle paratie d’acciaio all’interno. Sentiamo rumori di trapani e lastre metalliche venire da ogni porta e finestra del teatro. Intravediamo, al primo piano, il metallo dietro le finestre della sala Granducale. Chiamiamo, chiediamo chiarimenti: che sta succedendo. Il Demanio sostiene che si tratta di “ripristino della legalità” e “messa in sicurezza”, ma che resta la volontà di riaprire parlando con la società civile. Eppure non ci hanno chiamati, mentre tutto questo acciaio sembra dire che queste porte non si riapriranno presto.

Quello del ripristino della legalità, poi, è un ritornello che sentiamo da sempre. Oltre 600 eventi pubblici, accessibili, nuovi, rischiosi. Il teatro si è fatto ospite, in continua metamorfosi, di temi che hanno trovato una precisa declinazione culturale: diritti civili, diritti sociali, migrazioni, disuguaglianze, funzione pubblica dell’arte e della bellezza hanno avuto uno spazio di rappresentazione e narrazione per tante soggettività. Queste attività sono state possibili grazie all’impegno e alla passione della cittadinanza attiva. Di illegale, in questo, non vediamo nulla.

Anche per questo continuiamo a chiedere a tutte le istituzioni coinvolte: riaprite il Teatro Rossi, fate la scelta giusta. Noi lo abbiamo fatto per 8 anni, quando sembrava impossibile. Nell’Anno Pandemico 2021, quando la nostra vita di animali culturali e sociali è sempre più rarefatta, davvero il meglio che le istituzioni possono fare è blindare un teatro? Davvero quello che va fatto adesso è chiudere gli spazi riaperti e sociali, come successo martedì 26 gennaio alla Limonaia, appena una settimana dopo la blindatura del TRA?

Noi crediamo di no. Per questo abbiamo lanciato la raccolta firme su riapriteilteatrorossi.it, e per questo continueremo a manifestare — online , presto, anche dal vivo.

L’Assemblea costituente del Teatro Rossi Aperto

 

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