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Rubrica: “Cose vecchie che diventano nuove” | Ma il Moscow Mule è l’erede dell’Angelo Azzurro?

I tavolini dei bar sono tornati a popolarsi di coloratissimi cocktail. e non posso non ricordare il più noto dei beveroni anni 80… l’Angelo Azzurro!

 

Chi l’ha detto che “nuovo” debba per forza essere un’invenzione? E se invece bastasse solo un modo diverso di  guardare?

 

Maggio 2022

Siamo ormai a primavera inoltrata e, complice il fatto che non esistono più le mezze stagioni (scusate ma non ho resistito alla tentazione del luogo comune!!), i tavolini dei bar sono tornati a popolarsi di coloratissimi cocktail.  Non ho potuto non notare il revival di alcuni beveroni in voga nei meravigliosi anni ’90, uno su tutti l’imbevibile (se parliamo di stomaci normali) Angelo Azzurro che, nell’immaginario di chi in quegli anni reggeva gradazioni alcoliche apocalittiche, è legato alle serate in discoteca e alla beneamata trasgressione. Personalmente ho sempre preferito pensare che il nome fosse un omaggio al film di Marlene Dietrich del 1930 (ATTENZIONE E’ IN ARRIVO IL CONSUETO CONSIGLIO NON RICHIESTO: se non lo avete visto, fatelo), ma versioni meno sottili ritengono che il nome arrivi dalla sua capacità di “far volare” e dal colore dato dal Blue Curaҫao. Secondo altri (geni assoluti!), Angelo Azzurro fa invece riferimento a uno dei nomi attribuiti a Ken Shiro, mitico cartone animato giapponese degli anni ’80 (per il consiglio non richiesto, vedi sopra).

Accanto a questi prodotti vintage, ce ne sono però moltissimi altri diventati di moda da noi in anni più recenti. Tra questi ha un posto di rilievo il Moscow Mule che, ho scoperto per caso, con Mosca e i muli del Cremlino non c’entra proprio niente!

La nostra storia inizia nel 1941 nelle fumose stanze del Chatham, un bar di New York (appunto..).

Seduti al tavolo in fondo alla sala, due imprenditori parlano fitto e cercano di mettere a punto un piano comune che gli consenta di risollevare le loro attività.

Da una parte John G. Martin si lamenta di non riuscire a distribuire negli Stati Uniti la vodka Sminoff, un alcolico ‘sovietico’ poco amato e guardato con sospetto. Dall’altra Jack Morgan, proprietario del Cock’n’Bull Tavern in Sunset Boulevard, racconta di come stia naufragando il progetto di lancio della sua marca di Ginger Beer (un soft drink a base di zenzero).

Invece di fermarsi al mal comune mezzo gaudio, i due tirano fuori un’idea: perché non combinare insieme i due ingredienti? “Magari con un’aggiunta di lime” si stavano dicendo proprio nel momento in cui al loro tavolo si siede una terza persona: una imprenditrice in difficoltà (e siamo a tre!) che ha da smaltire un intero magazzino di oggetti di rame. Tra questi c’è un intero stock di mug da 5 once in cui viene bevuto il primo sperimentale cocktail. Dopo aver vuotato i bicchieri ed essersi compiaciuti del risultato, ecco che si accorgono di un dettaglio: sul (ormai famoso) bicchierone di rame era stampato un mulo!

Per dovere di cronaca dobbiamo dire che, secondo una versione meno romantica, l’asinello è stato tirato in ballo dagli stessi Martin e Morgan i quali erano orgogliosi di aver creato qualcosa che “in gola scalciava come un mulo”, e che scelta della tazza di rame in cui servirlo è dovuta solo alla sua capacità di mantenere il freddo.

Comunque sia, i due lanciano sul mercato il loro cocktail con il nome di Vodka Buck, e negli anni ’50 lo vedono scalare le mode da Los Angeles fino a Manhattan. Di pari passo è cresciuto anche il successo di quella che allora era una piccola azienda russa, la Smirnoff, e in generale della vodka che, alla fine, è riuscita a conquistare anche l’America.

Davanti a tanto tripudio, qualcuno è andato a scavare nella storia e ha restituito al cocktail il suo vero nome, quello con cui lo conosciamo oggi. Se vi state chiedendo da dove arriva il cetriolo, sappiate che è un’aggiunta recente in omaggio alla tradizione russa di accompagnare i cicchetti di vodka con cetriolini in salamoia.

Ma le tradizioni culinarie russe sono davvero un’altra storia.

Arrivederci a Giugno con una nuova storia… R.F.

Se non lo avete letto, qui potete trovare la storia di Aprile

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